Per non morire di mafia
Di Pietro Grasso | regia: Alessio Pizzech; interpreti principali: Sebastiano Lo Monaco; produzione Sicilia Teatro; versione scenica di Nicola Fano; adattamento drammaturgico di Margherita Rubino; musiche di Dario Arcidiacono; scene di GiacomoTringali; costumi di Cristina Darold
Fuori dal Teatro Carcano e dentro il foyer c’è il pubblico che aspetta di entrare, tantissimi giovani, ma tra loro agenti di polizia e uomini della scorta. Abbiamo subito un’idea di come sia la vita di Pietro Grasso.
Nel 1986 ebbe inizio il maxiprocesso a Cosanostra, 475 imputati. Pietro Grasso, giudice a latere con Alfonso Giordano, è stato estensore della sentenza (oltre 8 000 pagine) che irrogò 19 ergastoli e oltre 1000 anni di reclusione.
Strage di Capaci, 23 maggio 1992, muoiono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Mortinaro. Alla lista di morti poteva aggiungersi anche il nome di Pietro Grasso che anticipò il ritorno da Roma a Palermo di un giorno comprando l’ultimo biglietto disponibile per il 22 maggio. Pietro Grasso doveva essere su quella macchina.
Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia, ripercorre la sua storia. Una vita dedicata a combattere la mafia, una vita fatta di privazioni, pericoli e paure. Il procuratore Nazionale Antimafia non si è mai arreso. La sua storia è raccontata nell’omonimo libro e viene messa in scena nel monologo di Sebastiano Lo Monaco, che interpreta la vita di un cittadino che ha scelto di dedicare la sua vita alla lotta contro l’ingiustizia e l’illegalità.
Date, nomi e numeri vengono scritti su una grande lavagna nera con il gesso bianco, come a scuola, perché questa lezione va conosciuta e imparata. Alla legalità bisogna essere educati.
«Ci sono cose che non si fanno per coraggio si fanno per poter continuare a guardare serenamente negli occhi i proprio figli e i figli dei propri figli» [cit. Nando Dalla Chiesa].
Articolo e fotografie: Camilla Cerea e Manuela Piludu