L’elisir d’amore
Il Teatro Regio di Parma inaugura la sua stagione lirica con il titolo L’elisir d’amore su musica di Gaetano Donizetti, melodramma giocoso in due atti su libretto di Felice Romani, tratto da Le philtre di Eugène Scribe.
L’opera andò in scena per la prima volta a Milano il 12 maggio del 1832 al Teatro della Canobbiana, il cui impresario l’aveva commissionata in tutta fretta a Donizetti per sostituire un titolo saltato di un’opera che non era stata completata in tempo da un altro autore.
Donizetti chiese a Felice Romani, uno dei più celebri e colti librettisti italiani del tempo, di confezionargli un libretto in sole due settimane. Per questo motivo, Romani ricorse ad un libretto già fatto, Le philtre, scritto da Eugène Scribe nel 1831 per il compositore Daniel Auber. Fin dal suo primo apparire, L’Elisir d’amore ebbe un grande successo e sancì la conquista del pubblico milanese da parte di Donizetti divenendo una delle opere più famose del repertorio fino ai giorni nostri.
A Parma l’opera è andata in scena per la prima volta nel 1988 e viene qui riproposto lo storico allestimento parmigiano di Francesca Zambello con la collaborazione di Nica Magnani, i cui curati costumi in stile ottocentesco si fondono con i raffinati quadri scenici a tinte pastello. Le quinte disposte in successione sul palcoscenico regalano fini giochi di geometrie che valorizzano l’impianto scenico minimale e pulito, reso incisivo dalle suggestive luci di Andrea Borelli che ne esalta i fini particolari.
Nelle note registiche si spiega come lo spazio scenico sia idealmente suddiviso in tre parti: quella centrale dove vengono raccontati gli aspetti più evocativi dell’opera, quella posteriore destinata ad esaltare l’aspetto più onirico della vicenda e quella anteriore dove viene raccontata l’azione vera e propria, portando i protagonisti in ribalta, a volte separandola nettamente dalle altre con la discesa del sipario. E ancora si racconta come l’inserimento di oggetti scenici, come il grande albero sullo sfondo, la mongolfiera, la luna che si trasforma in sole, siano studiati per creare citazioni.
L’elegante regia di Marcello Grigorov sa unire alla perfezione i tratti buffi dell’opera con quelli più nostalgici e malinconici, tipici della melodia donizettiana.
In questo clima allegro e bucolico, a tratti sognante, viene richiesto a gran voce dal pubblico plaudente del Regio il limpido bis di Una furtiva lagrima, una delle romanze più note della lirica:
“Una furtiva lagrima
negli occhi suoi spuntò:
Quelle festose giovani
invidiar sembrò.
Che più cercando io vò?
M’ama! Sì, m’ama, lo vedo.
Un solo istante i palpiti
del suo bel cor sentir!
I miei sospir, confondere
per poco a’ suoi sospir!
I palpiti, i palpiti sentir
confondere i miei co’suoi sospir!
Cielo! Si può morir!
Di più non chiedo, non chiedo.
Ah, cielo! Si può morir d’amor.”
Lo spettacolo è andato in scena dal 22 al 31 Marzo 2015 al Teatro Regio di Parma.