Dopo La Battaglia (Pippo Del Bono)
Uno spettacolo di Pippo Delbono | Con: Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Bobò, Pippo Delbono, Ilaria Distante, Simone Goggiano, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Marigia Maggipinto, Julia Morawietz, Gianni Parenti, Pepe Robledo, Grazia Spinella | Con la partecipazione di: Alexander Balanescu e Marie-Agnes Gillot | Scene: Claude Santerre | Musiche: Alexander Balanescu | Costumi: Antonella Cannarozzi | Luci: Robert John Resteghini| Direttore tecnico: Fabio Sajiz | Luci, video: Orlando Bolognesi | Responsabile suono: Angelo Colonna| Produzione: Teatro Fondazione – Emilia-Romagna, Teatro di Roma, Théâtre du Rond Point – Paris, Théâtre de la Place – Liège, Théâtre de Bretagne – Rennes | Spettacolo vincitore del premio Ubu 2011
Un colpo al cuore, dolore al fegato: questo sono gli spettacoli di Pippo Delbono.
L’artista, presente, si spoglia dei propri panni per diventare parte integrante della rappresentazione: essere umano e cittadino. Tutti gli strumenti dell’arte convivono nella rappresentazione: installazioni, tecniche cinematografiche, musica, danza e cultura teatrale. Il palco è uno stanzone grigio, camera oscura della mente, dove si alternano siparietti surreali, scene statiche e slanci lirici.
Dopo la battaglia è un contenitore che ospita citazioni biografiche tra le quali un video con la madre nonché occasioni di denuncia, tra cui immagini di clandestini e guerre civili africane.
La voce dell’artista per prima sussurra: «Governo, televisione e finanza s’incontrarono una sera». E ai personaggi vestiti a festa si sovrappongono video estratti da servizi giornalistici e televisivi. Metafore per immagini e contrapposizioni nelle citazioni di Artaud, Pasolini, Alejandra Pizarnik, Whitman, Kafka, tutti frammenti tesi a sottolineare la fatiscenza della società e la crisi delle coscienze.
C’è anche l’energia e la fisicità della danza di Marie Agnes Gillot, etoile dell’Opera di Parigi, i movimenti di Marigia Maggipinto della scuola di Pina Bausch, la drammatica danza tribale di Grazia Spinella in un corpo ricoperto di fango animato da un demone che infine si spenge e muore. Toccante la malinconia del violino di Alexander Balanescu e dei Balanescu Quartet.
Ma i momenti più emozionanti sono affidati a Bobò: sordomuto, forgiato da cinquanta anni di manicomio ad Aversa. A lui Pippo Delbono dedica tutto lo spettacolo, e sul fondo fa passare un documentario di inchiesta del Senato sugli ospedali psichiatrici giudiziari. E ci troviamo ad assistere ad immagini di profondo degrado dolorose e strazianti fino all’intollerabile. «Stiamo naufragando!» urla la voce narrante, mentre il corpo ondeggia avanti e indietro. E’ la società che sta naufragando, ma forse c’è ancora speranza. Sì, se torniamo a riflettere e proviamo a vedere oltre.
Per informazioni: http:// www.pippodelbono.it
Foto e articolo: Simona Fossi