Collaborators
Si apre il sipario, sulla scena il ‘Malato immaginario’ di Molière. Siamo nel 1939 a Mosca. Michail Bulgakov, scrittore e drammaturgo russo, sta portando in scena Molière, evidente critica al regime stalinista. Dopo la prima, non vi saranno repliche per l’intervento dell’Intellighenzia. Lo spettacolo potrà tornare in programmazione solo se Michail accetterà di scrivere un testo che celebri Stalin, in occasione del suo 60° compleanno. I fatti sono realmente accaduti: Stalin venerava Bulgakov, soprattutto per il suo romanzo La guardia bianca, il cui adattamento teatrale vide quindici volte; minacciato e costantemente in pericolo, lo scrittore finì per acconsentire a scrivere una bozza del copione. Tutto ruoterà su questa scelta, sulla decisione di asservirsi a un regime da sempre osteggiato. Proprio qui la scelta di John Hodge, l’autore di Collaborators, di ragionare sul rapporto tra sistema e cultura, tra censura e creazione artistica. La traduzione e la regia di Bruno Fornasari, assieme ad altri tredici attori dà magistralmente vita a una messa in scena fantasiosa e ironica.
Bulgakov, nonostante le vessazioni dei rappresentanti dell’Intellighenzia, sembra avere un blocco creativo. Viene in suo aiuto Stalin stesso, con una telefonata. Surrealisticamente i due si trovano a collaborare: il presidente scriverà il testo a patto che l’altro, Michail appunto, si occupi degli affari di stato. Dopo una breve titubanza iniziale, Bulgakov cederà alle agevolazioni concesse, risucchiato dal vortice del benessere di chi non avversa, di chi accetta, senza ma e senza se, i benefici che ne derivano, come specchietti per le allodole. Approderà in allucinazioni e sofferenze per le scelte effettuate che aggraveranno la sua malattia di nervi.
Bravi gli attori, a confermare quanto già noto, del Filodrammatici. Spiccano Amadio, nel ruolo di un umano Bulgakov, Mancioppi, superbo nell’ironico Stalin, Marco Cacciola, nei panni di un ufficiale dell’Intellighenzia.
Riuscito l’espediente della messa in scena, disegnata da Erika Carretta, di un unico ambiente che si alterna ora appartamento (dove Bulgakov e la moglie vivono assieme ad altri inquilini), ora armadio, ora porta, ora luogo d’incontro tra lo scrittore e il leader, ora teatro nel teatro con la messa in scena sia delle vicende del giovane politico che della commedia di Molière, in cui l’epilogo del malato immaginario diventa l’epilogo di un Bulgakov cosciente di aver tradito i propri valori.
Una commedia che con sarcasmo ci fa riflettere sul ruolo del teatro e della cultura oggi, sulle difficili scelte che sottendono la freddezza dell’uomo che si distacca dalla sua umanità, sulla ferocia della fama che vende mostri di cui siamo apaticamente attratti, sulla democrazia che dall’alto della sua libertà subdolamente scava fino a minare l’integrità dei più probi.
Per informazioni Teatro Filodrammatici
Lo spettacolo è andato in scena dal 22 novembre al 4 dicembre 2016 presso il Teatro Filodrammatici di Milano.