Resistenze Culturali
Le inchieste di Sara Signori dentro la cultura, l’Italia e le sue resistenze [progetto in lavorazione]
Italia “popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori”. E’ il Palazzo della Civiltà Italiana di Roma ad essere stato fregiato con questa iscrizione. Qui, come in molte altre occasioni, non si lascia spazio ad inutili preamboli per raccontare l’Italia: si parte dai suoi “poeti” e dai suoi “artisti”, si assolutizza il dato di fatto senza voli pindarici e si ricorda al mondo quanto la cultura abbia plasmato il passato della nostra nazione fino a tessere la trama della sua eredità più celebrata ed invadente.
Ma questa stessa frase, tanto silenziosa quanto perentoria, sembra voglia oggi lanciare un segnale diverso, tuonando sulla società allo scopo di esortarla a riflettere sul delirio intellettuale del nostro presente. Sono, infatti, in molti a ritenere che da quando esiste il Ministero per i Beni e le Attività Culturali a Roma ed i vari Assessorati in ogni città italiana, la cultura sia stata finanziata quasi solo ed esclusivamente allo scopo di trattenere il ritorno economico all’interno delle casse dei propri organi. Tanto meglio per la scuola e per i musei statali, ma uno stillicidio per i privati e per coloro che hanno tentato di farne un mestiere o che, più semplicemente, lottano senza scopo di lucro per difenderne la diffusione.
Sul Palazzo della Civiltà italiana svetta, subito dopo, la parola “eroi”, e gli eroi del nostro progetto editoriale sono proprio coloro che hanno resistito di fronte ai tagli alla cultura, agli sperperi, alla superficialità con la quale è stato affrontato l’argomento nella storia recente, i “pensatori” moderni che tuttora lottano per la sua difesa ispirati dall’importanza sociale di questo strumento.
La valorizzazione del patrimonio culturale viene vista come uno spreco in quanto il ritorno economico risulta “non monetizzabile” agli occhi di chi ci governa. Si è tolta, dunque, l’Arte dalla strada e, così facendo, si è messo a tacere tutto quell’universo di teatri, di musei e di gallerie che, come sottolinea Dario Fo, sarebbero invece in attesa di essere resi produttivi anche al fine di procurare un utile a quello Stato che non sa come tutelarli.
Si parla, poi, di “navigatori” e di “trasmigratori”, in altre parole di viaggiatori. E questa categoria vorremmo incarnarla proprio noi attraverso un viaggio dai tratti decisamente ambiziosi e dal respiro nazionale. Con la cronaca della resistenza culturale italiana, vorremmo ispirare anche la categoria degli “scienziati”, in questo caso rappresentata dai tecnici, dai politici e dagli economisti rigidi per esigenze di copione, così rigidi da ritenere che “con la cultura non si mangi”.
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