Lucia di Lammermoor

La follia romantica di Lucia e lo spazio psicoplastico di Svoboda
Musica di Gaetano Donizetti
Dramma tragico in tre atti su libretto di Salvatore Cammarano tratto dal romanzo The Bride of Lammermoor di Walter Scott
Prima rappresentazione Napoli, Teatro San Carlo, 26 Settembre 1835
Personaggi ed interpreti: Lucia-Ekaterina Bakanova, Edgardo-Francisco Corujo, Enrico-Ashton Serban Vasile, Arturo-Bucklaw Matteo Falcier, Raimondo-Giovanni Battista Parodi, Alisa-Cinzia Chiarini,Normanno-Alessandro Mundula
Direttore: Matteo Beltrami, Regia e disegno luci: Henning Brockhaus, Scene: Josef Svoboda, Ricostruzione allestimento scenico: Benito Leonori, Costumi: Patricia Toffolutti, Coreografie: Emma Scialfa, Maestro del Coro: Antonio Greco, Coro Circuito Lirico Lombardo, Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano,
Coproduzione Teatri del Circuito Lirico Lombardo, Teatro Coccia di Novara, Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, Teatro dell’Aquila di Fermo, Teatro Alighieri di Ravenna
Nuovo allestimento
“Mi sono sempre domandato perchè bisognasse proiettare solo su una superficie compatta, e non su fasci di linee mobili, o su frammenti di superfici, o su aste. Perchè la luce non si può immettere nell’astratto di tali elementi, anzichè illuminarne solo la superficie?” (J.Svoboda, I segreti dello spazio teatrale)
Josef Svoboda, grande innovatore del teatro del ‘900 e maestro della luce e delle illusioni sceniche, coniò la definizione di “spazio psicoplastico”, un sistema scenografico in grado di essere modellato dalla luce in base alle diverse atmosfere e in grado di seguire il ritmo incalzante ed emotivo del dramma.
In questa rappresentazione della “Lucia di Lammermoor”, una grande pergamena calata dall’alto riflette, da un lato, le immagini proiettate, dall’altro, fa intravedere con un gioco continuo di trasparenze i vari personaggi, acquisendo attraverso la luce le parvenze di una montagna rocciosa, delle nuvole, del mare e della stessa follia romantica di Lucia.
Le scene ideate da Svoboda, pioniere nell’utilizzo delle videoproiezioni, sono state fedelmente ricostruite da Benito Leonori, allievo e collaboratore del maestro boemo, nei laboratori scenografici della Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi.
Rispetto al bianco e nero originale, è stato aggiunto il colore nelle proiezioni, conferendo ancora più fascino all’impianto scenografico.
Il nuovo allestimento dell’opera prevede una connotazione meno storica della vicenda, incentrata maggiormente su atmosfere oniriche. Questa scelta registica è stata voluta fortemente da Brockhaus che sottolinea come questo serva per rendere appieno il complesso mondo di Lucia, una figura di grande attualità, una donna che vive le sue emozioni con pienezza e che si trova a fronteggiare un mondo di uomini che pensano solo alla brama di dominio e vendetta e che verrà condotta alla follia da giochi di potere ed inganni ad esso legati.
Una particolarità di questa “Lucia di Lammermoor”, capolavoro del teatro musicale romantico, è l’accompagnamento della scena della pazzia di Lucia, nel terzo atto, compiuto da un’arpa e non da un flauto. La cadenza è stata riscritta per arpa appositamente dal direttore d’orchestra Matteo Beltrami, che spiega come questa sia una scelta dettata dall’esigenza di tradurre in musica l’idea che Lucia non impazzisce improvvisamente, ma taglia semplicemente ogni legame con quel mondo di cui non vuole più fare parte.
E sulle note della cabaletta finale “Tu che a Dio spiegasti l’ali”, si chiude un’opera in cui suggestione romantica e poeticità si fondono con la contemporaneità di una figura femminile, emblema dell’amore e della follia.
Articolo e fotografie: Alessia Santambrogio