Le parole nascoste

[“The Hidden Sayings”| Uno spettacolo in anteprima dell’Open Program del Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards | Regia: Mario Biagini | Musiche: Open Program – Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards | Interpreti: Mario Biagini, Lloyd Bricken, Robin Gentien, Agnieszka Kazimierska, Felicita Marcelli, Luciano Mendes de Jesus, Ophelie Maxo, Alejadro Tomás Rodriguez, Graziele Sena Da Silva, Suellen Serrat | Produzione: Fondazione Pontedera Teatro]
Le parole nascoste, il nuovo lavoro dell’Open Program, è un’esplorazione creativa dell’interazione fra canti del Sud degli Stati Uniti, canti appartenenti alla tradizione degli schiavi e testi legati alla prima Cristianità, tradotti principalmente dal copto e provenienti dalla regione comprendente Egitto, Medio Oriente e Grecia. I canti liturgici della tradizione nera presentano qualità che aprono possibilità di riscoprire vie di trasformazione e contatto. Allora si ripercorrono a ritroso le vie che portano alle loro origini.
Gli interpreti si trasformano in schiavi, servi, predicatori, gente dall’animo semplice, ma capace di stabilire un contatto profondo. Si usano tutti i linguaggi, attraverso elementi semplicissimi e condivisibili: azione, contatto, parola, canto e danza. Ad un gesto ne corrisponde un altro, ad un monologo, si accompagna un tappeto di echi, cosicché da ogni frase nasce un ritornello, alla maniera del gospel. La scena ha luogo in mezzo al cerchio formato dal pubblico, come nel teatro di strada, e viene creata con pochi oggetti: una panca, una sedia, qualche strumento musicale, un crocifisso povero fatto di ramoscelli. I costumi sono incolori, così come le luci usate. Tutto come da tradizione del teatro povero di scuola Grotowski.
Le storie narrate attraverso il canto, sono quelle della tradizione cristiana, dall’Antico Testamento ai Vangeli. Sono presentate in maniera informale, come se i protagonisti fossero contemporanei a chi sta narrando. Le danze coreografate contribuiscono ad arricchire con colore. Il tutto termina con un monologo: un’ode a Dio, alla Natura ed al mondo intero, che viene ripetuto e ritmato, diventando più simile ad un mantra che ad una preghiera. Secondo il regista: “L’intento è creare le condizioni perché un incontro possa avere luogo, sotto il segno di un bisogno forse condiviso e senza nome”. L’incontro di sicuro è avvenuto: tra il pubblico e gli attori. È grazie alla forza espressiva di questi ultimi, che durante tutta l’esibizione ci si sente pervasi dalla loro energia vitale. Quando questa si esaurisce e lo spettacolo termina, si rimane come sospesi dopo un’esperienza dal forte impatto emotivo.
Per informazioni: http://www.theworkcenter.org/
Lo spettacolo è andato in scena in anteprima il 23 Ottobre 2013 presso il Teatro Era di Pontedera.
Articolo e Fotografie a cura di: Simona Fossi