Il Racconto d’Inverno

Il Racconto d’Inverno [di William Shakespeare] – regia, traduzione, scene e costumi: Ferdinando Bruni e Elio De Capitani – con Ferdinando Bruni (Leonte), Cristina Crippa (Paulina/Mopsa), Elena Russo Arman (Ermione/Dorca), Corinna Agustoni (Emilia/la trattora), Luca Toracca (Cleomene/sguattero), Cristian Giammarini (Polissene), Nicola Stravalaci (Camillo/maggiordomo), Federico Vanni (Autolico/carceriere/il Tempo), Enzo Curcurù (Antigono/il cuoco), Alejandro Bruni Ocaña (Florizel/cortigiano/medico), Carolina Cametti (Perdita/Mamillio), Umberto Petranca (Zotico/Archidamo/medico). Luci di Nando Frigerio – Una produzione TEATRIDITHALIA.
I registi, Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani ne parlano come di un «Otello senza Iago, dove la gelosia è trattata come un fenomeno puro che, né più né meno dell’innamoramento, può essere repentino e immotivato e non ha bisogno di sobillatori».
Leonte, re di Sicilia, è posseduto da una gelosia cieca e distruttiva, annienta tutto ciò che gli è più caro: la moglie Ermione, i figli Mamilio e Perdìta, senza dimenticare l’amicizia di una vita con Polissene, re di Boemia.
Sedici anni dopo, il quarto atto inizia in un mondo bucolico, che racconta l’amore clandestino tra Perdìta (sopravvissuta alla furia del padre) e Florizel, figlio di Polissene.
«Ma in inverno è meglio raccontare storie tristi, io ne so una di elfi e di folletti». È con questa battuta – del giovanissimo principe Mamilio – che si può spiegare il senso di Racconto d’Inverno.
Questa volta non ci troviamo di fronte alla “solita” tragedia di Shakespeare, ma a una tragicommedia. Ambientata tra mille avventure, tempeste e un intervento del Signore del Tempo, – simbolo di passaggio tra le varie generazioni – questa è una tragicommedia attraversata da mille umori e atmosfere colme di tensione emotiva, che gradualmente portano ad una solare conclusione.
Galleria Fotografica di: Manuela Piludu – Diego Steccanella