Il peso specifico di una carezza

Giovedi 13 Ottobre al Teatro Momo di Mestre è andata in scena la prima nazionale dello spettacolo teatrale Il peso specifico di una carezza scritto e interpretato da Irene Casagrande.
Partendo dalla documentazione sul caso giudiziario riguardante le violenze da parte di un maestro elementare su una cinquantina di bambine avvenute nel comune di Trichiana (BL), Irene ci racconta di questo progetto commissionato dall’ associazione Dafne, creata nel 2005 in seguito a questa vicenda e che si occupa di prevenire, contrastare e contenere le violenze a danno dei minori.
Com’ è nato il progetto? Dafne ha contattato Edoardo Fainello, direttore dell’Accademia Teatrale Lorenzo da Ponte di Vittorio Veneto, chiedendogli di mettere in piedi uno spettacolo adatto ad un pubblico di ragazzi, con lo scopo di far emergere l’argomento, di sensibilizzare i giovani a riguardo e lui ha deciso che la cosa migliore sarebbe stato di far scrivere e interpretare il testo ad un’attrice di vent’anni e così ha pensato a me. Io non ero a conoscenza delle vicende di Trichiana e mi è sembrato che potesse essere interessante e costruttivo partire per la prima volta con un progetto indipendente su un argomento così importante e delicato.
Come hai sviluppato il progetto? Per quanto il tema mi spaventasse un po’, avevo perfettamente in testa il modo in cui volevo parlarne. Volevo un testo da cui emergessero dignità e consapevolezza. Non volevo parlare di vittime distrutte e senza speranza, così come non volevo parlare di violenza facendone a mia volta. Ho cercato di far emergere immagini legate alla preziosa fragilità dei bambini, immagini di sogno, di quotidianità perduta e poi ritrovata, di bisogni piccoli che fanno fatica a farsi sentire. Volevo che si alternassero sul palco la bambina e la donna che vivono in ogni ragazza e che ciascuna raccontasse di sé a proprio modo, con la propria ingenuità disarmante o con la propria matura consapevolezza, in maniera semplice e spontanea. Così il tema dell’abuso, della violenza, dell’ingiustizia e dell’omertà, colpisce più a fondo attraverso il contrasto con la “sacra leggerezza delle cose belle e pulite” che la protagonista continua a cercare e a inseguire, perché ne ha bisogno e perché ha capito che così ci si può salvare davvero.
Irene scrittrice e attrice, in quale ruolo ti senti più a tuo agio? Non saprei davvero. Per quanto abbia studiato teatro a Vittorio Veneto dall’età di 13 anni, e per quanto abbia anche avuto occasione di lavorare professionalmente in televisione, non credo di poter dire di sentirmi a mio agio sul palco o davanti alla macchina da presa. Recitare, e anche scrivere, sono cose scomode, sono diversi modi di esporsi, recitando mi sento vulnerabile e scrivendo mi sento stupida. Questo non vuol dire che non mi piaccia fare entrambe, e forse fa bene sentirsi vulnerabili e stupidi, credo siano cose che fanno crescere e poi utilizzare e intrecciare le parole mi è sempre piaciuto, era uno dei miei giochi preferiti fin da piccola.
Per maggiori informazioni: Accademia Da Ponte
Lo spettacolo è andato in scena il 13 Ottobre 2016 al Teatro Momo di Mestre (VE).