Fly Butterfly

Il Teatro su nero è un particolare tipo di spettacolo teatrale muto, che si basa principalmente sull’illusione ottica per cui l’occhio umano non distingue le figure dallo sfondo, entrambi neri. Gli attori, invisibili al pubblico, muovono sul palcoscenico oggetti colorati e illuminati da fasci di luce, dando l’impressione che essi fluttuino nell’aria e donando allo spettacolo un velo di magia.
Fly Butterfly è un lavoro considerato un classico del Teatro su nero, il linguaggio di cui si avvale la Compagnia del Buratto, che l’ha ripreso e portato in scena a Milano, al Teatro Verdi, dopo oltre sette anni di assenza.
Questa è stata l’occasione per presentare la nuova generazione di animatori: un gruppo di giovani selezionati e formati in un percorso biennale svoltosi nel Salento e finanziato attraverso un bando della Presidenza del Consiglio, Dipartimento Gioventù.
La storia è un viaggio dall’infanzia all’età adulta che Butterfly compie con l’aiuto dei suoi maestri che l’accompagnano dall’oscurità alla luce della conoscenza. Su questa strada la protagonista deve affrontare molteplici e dure prove, riuscendo a superarle con la forza della sua piccola anima caparbia, trasformandosi da bruco in leggera e splendida farfalla.
Il regista, Stefano Monti, partendo da una personale rilettura della Butterfly pucciniana, dà vita ad un genere di spettacolo totale: un incontro tra teatro e melodramma, dove gesto, musica e parole evocano fantastiche suggestioni.
Fly Butterfly è per lui un viaggio verso la vita e la conoscenza, attraverso dolorose e laceranti prove, fino all’epilogo di morte che si fa però mito e simboleggia un’apertura alla crescita e ad una nuova vita.
Lo spettatore è trasportato in un mondo astratto e onirico, principalmente visivo, contaminato da segni e simboli del mondo giapponese. L’arte del Bunraku viene riletta e rielaborata con lo studio sulla “bambola” che rappresenta Butterfly. Una tecnica costruttiva nuova e originale ed uno stile di animazione duttile, evoluto e in continua crescita.
La bambola, alla fine, si trasforma in una donna, forte e determinata, che ci conduce attraverso l’enigmaticità delle maschere teatrali giapponesi, fino al sacrificio che è necessario alla metamorfosi: ciò che il bruco chiama “fine del mondo”, il resto del mondo chiama “farfalla”.