Amleto

La penombra generata dal tramonto milanese su uno dei chiostri del santuario di Santa Maria alla Fontana, attiguo al teatro, rende la scena ancora più suggestiva. Alcune sedie con dei nomi scritti sulla spalliera esterna occupano l’esiguo spazio del piano di scena. Nello sfondo solo il portico, illuminato, e in contrasto una figura impegna un posto, in attesa dell’inizio segnato da un rumore di fondo.
È Amleto che s’alza, che indossa un vestito cinquecentesco e in viso il tipico pigmento bianco. Sin dai primi istanti il personaggio risulta definito. Schizza da un punto all’altro, da un personaggio all’altro, da uno stato d’animo all’altro. E quel che appare un esperimento è invece un chiaro modo per intervenire nel viaggio tra la coscienza, così labile, e il pensiero, molle come la c’era, di un Amleto in perenne contrasto con sé. La sua follia è mancanza di relazioni, cercate tra le sedie segnate con nomi conosciuti, da Polonio a Ofelia, da re Claudio a Laerte alla regina Gertrude. Amleto scandisce ripetutamente la sofferenza e l’amara ironia immedesimandosi nei diversi personaggi. La sua presunta lucidità è desiderio di trovare una stabilità emozionale che s’illuderà di raggiungere.
Nel momento del classico monologo “Essere o non essere”, si fa ancor più interessante l’esulare dalle interpretazioni più enfatiche e note. Michele Sinisi, interprete e regista, si destreggia nella solitudine, così attuale nell’individuo dell’era contemporanea, cercando una verità che non sia sinonimo di oppressione.
Per informazioni Teatro Fontana
Lo spettacolo è andato in scena dal 20 al 22 settembre presso il Teatro Fontana di Milano.